985.
9, 8, 5: mi piace scandirli uno alla volta.
Sono i giorni passati dall’ultima volta che ho tagliato la linea del traguardo agli Internazionali d’Italia di Mtb. Sono tanti, vero?
Era il 22 Giugno del 2014 ed ero a Volpago del Montello. Allora non sapevo ancora che quella sarebbe stata la mia ultima volta per molto, molto tempo.
Mi ricordo ancora le difficoltà di quel giorno nonostante un’ottima gara, la terra rossa come il fuoco e l’odore dei dischi caldi. Quel giorno cercavo di filare via liscio come l'olio evitando ogni minima scossa, volevo spiccare il volo e toccare terra il meno possibile. Ora che ci penso, mi sembra ieri.
Questi pensieri mi attraversano la mente e per un attimo mi perdo in una dimensione che non è reale. Poi sento bruciare. E' una goccia di sudore che arriva all'occhio e richiama la mia attenzione riportandomi alla realtà: sono in Sicilia, sto facendo una ripetuta, sono passati quasi 1000 giorni da quel momento e oggi c'è un bel sole caldo che mi fa sentire pieno di energie.
E' una buona cosa quando mi distraggo, perché vuol dire che sto bene, che non ho bisogno di concentrarmi troppo sui numeri che scorrono sopra al display del mio Garmin. Novembre e le sue difficoltà a mantenere il wattaggio, o semplicemente a riconoscere certe "zone" ad occhi chiusi senza il bisogno di guardare i numeri sembrano ora così distanti… Ma so che qualsiasi cifra ci sia lì sopra non sarà mai abbastanza, mai sufficiente.
Quando ero più piccolo non avevo un contachilometri, nessun numero, nessun display da guardare, e forse era più bello. Poi con il tempo è diventata una necessità e ora non posso farne a meno se non in certi periodi dell'anno.
Mi sto allenando e ad ogni pedalata ho un flash. E' qualcosa che non riesco a controllare ma che in queste situazioni accade e basta. I secondi scorrono e ogni volta che mi alzo sui pedali vedo delle immagini. Inizio ad essere stanco ma il lavoro non è finito, quindi proseguo.
Mi viene in mente quando al prologo del Giro della Valle d'Aosta mi è caduta la catena dopo qualche centinaio di metri, io che cerco di tirarla su e Giulio Ciccone che mi passa sulla sinistra. Una scarica di rabbia mi risveglia, e poi ho un solo pensiero: sarà meglio fare un'altra ripetuta.
Il recupero tra un lavoro e l'altro sembra sempre troppo breve, eppure i numeri non sbagliano. Il timer è il mio coach e io devo fare quello che mi dice, quando me lo dice: metto il rapportone, bevo un goccio d'acqua e riparto. Sono a metà lavoro, questa volta mi viene in mente quella volta in cui mi si è incastrata una bandiera americana di alcuni tifosi distratti... Era finita dritta nel cambio nel bel mezzo di una gara di Xc, e mi sono dovuto fermare per toglierla. Questo mi da nuova forza, sono stanco ma dai che anche questa la finisco. E poi ne faccio un'altra.
Scuoto un po' le gambe e quando riparto i primi metri sono i peggiori perché i muscoli devono riabituarsi alla fatica. La miglior tecnica per affrontare questo problema secondo me è partire forte e sopportare. Che poi alla fine forse non è neanche una tecnica, ma è la miglior opzione che hai in questi casi. Ad ogni modo chiudo gli occhi e poco dopo passa. Sto faticando davvero e ripenso alla Cirié-Pian della Mussa del 2016, quando ho chiuso ottavo e un mio compagno ha vinto ma è stato quasi come se avessi vinto io. Ad un tratto una goccia di sudore mi tocca le labbra e il sapore salato richiama la mia attenzione: pochi secondi e ho finito anche questa ripetuta. Forza...
Sto pedalando da qualche ora, sento le gambe stanche ma ancora capaci di dare qualcosa. Scendo, recupero, mangio una barretta, bevo dell'acqua, apro leggermente la zip della maglietta. Poi riparto.
Ripenso alle gare perse per una sciocchezza, che si tratti di mtb o di strada è indifferente, a quelle spazzate via per una stupida caduta o per un errore mio. Vedo davanti a me il traguardo ma c'è già qualcuno che lo passa anticipandomi di qualche metro, a braccia alzate. Vorrei essere io e invece anche domani sarò qui, su questa salita, su questa bici, a spremermi fino all’ultima goccia per essere in questo stesso posto ma qualche metro più avanti.
E' la stessa cosa che mi succede adesso, a pochi giorni dal ritorno alla mtb. L'inverno è stato lungo e di fatica ne ho fatta tanta. Non è stato facile stare fermo 40 giorni dopo la frattura al bacino e poi ripartire da zero sentendo il sangue in gola ad ogni uscita.
Ricordo che nella prima uscita fuoristrada in compagnia dei miei amici Matty, Matte, Marty e Gio sono caduto 3 volte per seguire "Ken" (Matte) in discesa, ero completamente in balia della bici ed è stata dura. Ma anche grazie al loro aiuto sono migliorato e, anche se ora non riesco a dire a che punto io sia, mi sento maturato nonostante ci siano tanti aspetti su cui lavorare.
Dopo la piccola vittoria nella Xco di ieri in Sicilia ho tanta voglia di iniziare una lunga stagione. Ho passato un mese fantastico ad allenarmi in una regione che non conoscevo e che ci ha accolti come fratelli...
Sono passate appena 24 ore ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è attaccare il numero e tornare in griglia.
Di acqua sotto i ponti ne è passata… Anzi, direi fiumi in piena e forti piogge che a volte mi hanno fatto riflettere molto su quale strada fosse giusto percorrere, i miei amici e la mia famiglia lo sanno bene.
985 giorni dopo, a Verona, io ci sarò… Comunque vada.
Jacky