giovedì 20 agosto 2015

QUEGLI ULTIMI 40 KILOMETRI


Il Giro della Valle d'Aosta.
Lo sognavo da un anno, da quando nel Luglio del 2014 decisi di passare su strada. Aprivo Facebook e vedevo foto, video e commenti su questa corsa, così decisi che un giorno ci sarei stato anch'io.
12 mesi dopo eccomi qui, in Francia, su un paio di rulli, con indosso un body attillato pronto a scaldarmi come facevo una volta, in Mtb. La prima tappa sarà un prologo di soli 5 km e 400 metri tutti in salita, è sera e parto per terzultimo, alle 19.03.
Mi sono preparato a lungo per questo appuntamento: nell'ultimo mese niente pizze, niente birre, niente uscite con gli amici, niente dolci.
Solo bici, allenamento, riposo, altura.
Il mio unico interesse era di arrivare ad oggi, il 14 Luglio, al massimo delle mie forze, e credo in qualche modo di esserci riuscito.
Sui rulli inizio a far alzare i battiti e mi sento bene, so che a questa corsa ci sarà
un livello incredibile con i migliori scalatori provenienti da tutto il mondo ed è per questo che sono onorato di prenderne parte, comunque vada.
Mi asciugo qualche goccia di sudore dalla fronte e guardo il Garmin: ancora 30 minuti. Sale la tensione.
Poi scatta l'ora, scendo dalla rampa e inizio il mio primo Giro della Valle d'Aosta. Dopo 1 km mi cade la catena e perdo del tempo a rimetterla su, maledico la bici e poi me stesso, riparto pensando solo ad arrivare il prima possibile in cima, ma sono solo 74esimo. Un inizio difficile e una mazzata al morale, ma una spinta in più per dimostrare nei giorni successivi di valere qualcosa di più di questo risultato.

Nelle 3 tappe successive (151, 152, 162 km) avanzo in classifica generale tra alti e bassi fino alla ventesima posizione riuscendo in qualche caso a tenere il ritmo dei migliori. Nella seconda tappa vado in fuga per 90 km con altri 14 e faccio una delle esperienze più belle di sempre.
Nelle ultime due tappe il ciclismo mi sbatte in faccia il suo conto salato facendomi vivere due tra le mie giornate più difficili.
Potrei stare ore e ore a raccontarvi quello che è stato per me questo Giro, magari dicendovi che ho fatto tanta fatica, che ho patito il caldo e che in salita il ritmo dei più forti era qualcosa di incredibile, ma queste cose potete già immaginarle. Per questo voglio raccontarvi gli ultimi 40 km dell'ultima tappa con l'arrivo al Gran San Bernardo,
Pronti?

Il giorno prima ho sofferto il ritmo degli altri e ho passato una giornataccia in fondo al gruppo per poi staccarmi ed arrivare lontano dai primi, quindi per il giorno dopo non mi aspettavo niente di buono.
Ma in fondo mi dico "sono solo 86 km, ne ho fatti 600 negli ultimi 4 giorni, ce la posso fare".
La mattina dell'ultima tappa mi alzo e sento subito di non aver recuperato bene, mi sento stanco, vuoto e sfinito. Negli ultimi giorni io e i miei compagni abbiamo avuto tempo solo per mangiare, dormire e pedalare.
Le tappe sono state una più infernale dell'altra e quando salgo sulla bici mi assale un mal di gambe che non ho mai avuto prima, capisco subito che sarà una lunga, lunghissima giornata.
Partiamo a tutta come sempre, strada in leggera discesa, 50/60 km/h fissi ma a ruota si sta bene, poi svolta a sinistra e inizia la prima salita.
Inizio la salita e mi si bloccano le gambe, i battiti non salgono, non vado più su. E non succede solo a me, mi guardo intorno e vedo che la stessa cosa sta accadendo a molti altri che sentono la stanchezza alla fine di una corsa così dura. Ma io oggi devo arrivare. E' una questione di orgoglio, di principio. Devo finire quello che ho iniziato.

I km passano e sempre più persone girano la bici o salgono sui furgoni, rinunciando a portare a termine la tappa, ma io tiro dritto e continuo per la mia strada con altri (americani, svizzeri, italiani, belgi e olandesi) fino a quando non inizia l'ultima salita, il Gran San Bernardo. Mancano quasi 40 km di cui 35 in salita, ma li conosco molto bene e cerco di gestirmi al meglio. Mi volto e dietro ci sono solo più l'ambulanza e la macchina del "fine gara" a scortarmi. Sono ultimo, senza più forze, ma avanzo. Bevo qualsiasi cosa mi capiti sotto mano, mi tocco le tasche della maglia ma ho mangiato quasi tutto, così mi concentro solo sulla salita. La gente a bordo strada mi urla di non mollare, di tenere duro, mi applaude, mi bagna. Avessi potuto avrei detto grazie a tutti, ma ho un compito che è finire questa maledetta salita e finire il Valle d'Aosta. Quando arrivo agli ultimi km incontro i miei, poi alcuni amici (Arald, Omar e le banda del Courmayeur sempre presente) che sono venuti fin qui per tifarmi e grazie alla loro spinta ed al loro supporto arrivo in cima. Purtroppo sono fuori tempo massimo per qualche minuto, ma ciò che conta oggi è essere arrivato.

6 giorni, 718 km, 14'900 metri di dislivello.
130 partenti, 69 arrivati.
E' stata la corsa più bella e dura della mia vita, un mix di emozioni incredibili in 6 tappe una più infernale dell'altra.
E mi porterò dentro per sempre quegli ultimi 40 km di agonia e orgoglio.

P.S. Questo è il 100esimo articolo scritto su questo blog (nato quasi 4 anni fa) e voglio ringraziare tutti coloro che hanno speso del tempo per leggere quello che ho scritto in questi anni. Siete sempre più numerosi e vi devo un grande GRAZIE.

Jack

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