Sono passati ormai quasi 4 mesi da quella che è stata la mia prima gara da Under 23 su strada, la Coppa San Geo. Se mi volto a guardare gli ultimi mesi, ne sono successe di cose, e mi è difficile ricordarle tutte. Il mondo della strada è decisamente molto più complicato di come potrebbe apparire, e quest'anno ho avuto la fortuna di osservarlo da dentro, andando oltre a ciò che si vede in tv o a bordo strada. Credetemi, nel bene e nel male, è molto di più di tutto ciò.
Ho fatto delle scelte che mi hanno portato a fare delle rinunce, e queste rinunce mi hanno spronato a non perdere mai di vista la giusta strada da percorrere.
Non posso nascondere che gli ultimi mesi siano stati duri, veramente duri. Dopo le prime gare interpretate con prudenza per imparare a correre, a muovermi, a fare sempre meno errori, mi sono buttato nella mischia mettendo da parte la paura di sbagliare. Sono arrivate le prime fughe, poi le prime gare in cui
sono riuscito a mettere finalmente la faccia davanti quando mancavano pochi km all'arrivo, pur senza ottenere risultati. Sono arrivate le prime gioie nel vedere qualche mio compagno arrivare tra i primi, con il desiderio di riuscirci anch'io, un giorno.
sono riuscito a mettere finalmente la faccia davanti quando mancavano pochi km all'arrivo, pur senza ottenere risultati. Sono arrivate le prime gioie nel vedere qualche mio compagno arrivare tra i primi, con il desiderio di riuscirci anch'io, un giorno.
La prima fuga non la scorderò mai.
E quel giorno ho capito che è proprio quando ti viene da mollare e da non cercare più di uscire allo scoperto, che devi attaccare e insistere. Voltarsi e vedere il gruppo sempre un po' più lontano è bellissimo, per un attimo mi è sembrato di essere di nuovo in Mtb, dove alla fine conta solo essere davanti agli altri, e restarci dall'inizio alla fine. La gara passava anche su qualche pezzo sterrato in strada bianca, ed è su quelle colline toscane che ho scoperto una cosa: è molto più bello essere in fuga, con il vento in faccia e con la gente che fa il tifo a te e a pochi altri, piuttosto che passare in gruppo ed essere solo un puntino tra tanti.
Poi se la fuga arriva è meglio, ma se non arriva va bene lo stesso, si abbassa la testa e ci si rimette a ruota, tenendo duro fino alla fine.
Il primo piazzamento non lo scorderò mai.
E' successo ai primi di Maggio, dopo 3 mesi di fatiche, nella gara di casa, quella regionale che passa a 100 metri dal ritiro della squadra a Botticino.
Avete presente l'inferno? Io me lo immagino così: 100 km di pianura e il gruppo in fila a velocità folli per 2 ore e mezza. Ecco, quel giorno ero all'inferno. Poi, grazie a Dio, l'arrivo su un muro di 1 km, bellissimo, durissimo, pieno di gente. In certi momento ero così stanco di seguire le ruote in pianura da voler mollare, ma non l'ho fatto mai.
C'è stata una lotta spietata per prendere lo strappo davanti e poi cuore in gola per 1000 metri che sembrano non finire mai. Prima sono ventesimo, poi quindicesimo, poi nono. Mancano 300 metri e non ne ho più, finito, qualcuno mi supera, ma anche gli altri sono stremati ed è una lotta a chi resiste di più. All'ultimo qualcuno cede 1 metro, e alla fine sono decimo.
Sono più felice io del primo. Si vede che non sono nato dall'asfalto.
Una settimana dopo riesco a ripetermi in una Internazionale a San Vendemiano, in Veneto.
Il ciclismo qui è tradizione, e si vede da tante cose. In corsa facciamo Ca' del Poggio 4 volte, uno strappo duro da matti, di quelli che se non stai bene torni indietro invece di andar su. Per fortuna oggi sto bene e al quarto giro resto con i migliori 10, fatta eccezione per Power, Moscon (e Nardelli) che sono di un altro pianeta per tutti. Scolliniamo, metto su il 53 in modo automatico, senza pensarci, poi discesa a tutta con velocità folli che fino ad un anno fa non credevo possibili.
Il 53x11 che gli anni scorsi quasi non usavo è lo stesso che ora a tratti non basta per tenere le ruote, incredibile. Mi volto e rientrano da dietro, prima 7/8, poi altri 10. Lotto per prendere le ruote giuste, sarà volata ristretta e non mi sento pronto, non ho mai fatto uno sprint, ma mi faccio forza. Ai 2 km all'arrivo cade qualcuno e il gruppetto si spezza, io resto davanti, siamo in 13. Ho i nervi saldi ma anche tanta paura di sbagliare.
Parte la volata, non penso a niente, dopo 170 km cerco solo di spingere ed arrivare il prima possibile all'arrivo. Sono 200 metri in-ter-mi-na-bi-li.
Nono.
Fuori resto in silenzio, ma dentro di me urlo.
Poi arriva metà Maggio e si va tutti in altura a Livigno per recuperare dalle fatiche e per preparare i nuovi obiettivi.
Il freddo, le gallerie, le SFR in salita, qualche giornata storta, il Giro d'Italia al pomeriggio, la Coppa del Mondo di Nove Mesto la domenica e le montagne che hanno fatto la storia. Che bello lo Stelvio.
17 giorni, 1.447 km, 23.127 metri di dislivello.
Via in Ungheria, 2 giorni di gare per far tornare i motori ad alti giri in vista di Giugno.
Tra due settimane arriverà il Campionato Italiano, poi di nuovo Livigno, nel mio mese preferito, a Luglio.
Penso a Luglio e immagino il giallo, sarà perché inizia il Tour de France per i grandi di questo sport, e il Giro della Valle d'Aosta per noi altri.
Un anno a tutta, proprio così.
Jack
Io vado in bici e faccio gare in Mtb, mi difendo ma non sono nessuno, la strada solo come allenamento. E quando leggo quello che scrivi Jà non so perché ma ti capisco, non so il perché della tua scelta della strada io non penso ci sarei riuscito, ma qualunque cosa stai facendo e qualunque cosa senti: Vai. Io tifo per te :) -Matteo Piacentini-
RispondiEliminaGrandissimo Jack! Continua con la determinazione che ci metti e con l'impegno che hai dimostrato.. solo soddisfazioni per te.. E anche per chi ha avuto il piacere di accompagnarti sin dall'inizio di questa tua stupenda avventura! Vai Leone!
RispondiEliminaGrazie Paolo per le belle parole e per la fiducia, come sempre! A presto
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