sabato 22 ottobre 2016

LA MIA STRADA


La bici da corsa è molto diversa dalla mtb.

Guidare una mtb ti dà un brivido che ricorda libertà e allo stesso tempo trasmette scosse lungo tutto il corpo, di cui poco alla volta non puoi più fare a meno. Per me è come una droga.
Fai un giorno senza, e stai bene. Ne fai due, e ti senti strano. Poi il corpo inizia a darti dei segnali... Ha bisogno della sua dose, di quel brivido che ti sale lungo la schiena mentre scendi tra gli alberi e spingi sui pedali, completamente focalizzato sul sentiero, sui sassi, sulla natura.
Ed è qui che solitamente trovo il "flow".
Per me il flow è quel preciso istante in cui senti di essere in perfetta sintonia con il mezzo, l'attimo in cui dici alla bici dove andare e lei ti segue, si fida di te. E a quel punto diventi una cosa unica con lei. Può durare un'ora intera oppure pochi secondi, e capita poche volte, quindi conviene giocarsele bene.

Su strada è diverso, trovare il flow è più difficile. Forse perché sotto le ruote non scorre la terra, ma l'asfalto... O forse perché è un movimento più lineare, fatto sta che diventa difficile trovarlo.
Ma quando ci riesci... Beh, quando ci riesci (quasi sempre in salita) senti scariche di adrenalina salire e scendere nelle gambe, la pedalata fluida e facile anche se sei a tutta, ti senti in paradiso. E vai che è una favola.
La musica ti aiuta a cercare il flow e ti spinge in quella direzione, o almeno
per me è così.

La bici da corsa mi ha dato grandi emozioni.
A volte te ne dà così poche e ti fa aspettare così tanto, che quando arrivano riesci a godertele in pieno, ad accarezzarle una ad una mentre ti passano davanti.

Una delle cose che mi ha fatto più divertire è andare in fuga.
Mi è piaciuto fin dall'inizio il concetto di essere in avanscoperta, te che scappi e gli altri che ti inseguono. Le prime volte, ricordo, mi voltavo di continuo con la paura che il gruppo fosse già lì pronto a spegnere i miei (piccoli) sogni e quelli dei miei compagni di avventura. Poi con il tempo ci ho fatto l'abitudine, mi sono dato una calmata insomma.
Tutto questo forse perché essere lì davanti, in testa alla corsa, mi ricordava la mtb, dove se perdi di vista i primi hai quasi sicuramente perso anche la gara.
In gruppo mi sentivo soffocare, fuori invece respiravo a polmoni pieni. 

Le gare sono fantastiche.
Non parlo di tutte, ma di quelle che mi sono piaciute più di tutte e che ricorderò a lungo.
Per me la prima è Capodarco. Si corre ad Agosto ed è una di quelle corse a cui non manca niente. Livello altissimo, organizzazione impeccabile, pubblico fantastico, caldo infernale, percorso esigente.
Ogni volta che torno lì, sulla cima delle colline marchigiane con il mare all'orizzonte, non mi manca niente. La voglia di correre mi assale e il resto vien da sé. Al primo anno ho fatto quarto, al secondo 20°, con un pizzico di sfortuna. Me la sono goduta metro dopo metro, perché sapevo che sarebbe stata l'ultima. Può sembrare strano, ma su quelle strade mi è davvero piaciuto faticare.

La più bella.

Capodarco 2015
Poi c'è il Palio del Recioto. Il primo anno l'ho "cannato" in pieno, ero mezzo distrutto da una caduta. Quando sono andato a provare la salita finale sono rimasto stregato...
Il secondo anno era la mia ultima possibilità e volevo godermelo fino in fondo, sentirmi protagonista, così sono andato in fuga ed è stato davvero stupendo, anche se poi alla fine ho ceduto insieme agli altri mentre i due più forti in fuga con me sono arrivati fino in fondo giocandosi la vittoria.
La gente, le urla, la salita di Jago e poi la fatica infinita. Il Palio è così duro che ad un certo punto il gruppo non c'è più, ma ci sono corridori sparsi ovunque, come se fosse scoppiata una bomba nel bel mezzo della strada.
Non è una corsa, ma una guerra. Tutti presi a sputare sangue fino all'arrivo passando per le colline del Veneto fino a Negrar.
E' come il vino: elegante, sofisticato, imprevedibile. In poche parole, è il Palio del Recioto...

Il Giro della Valle d'Aosta invece mi ha segnato dentro. E' la gara che mi ha fatto crescere più in assoluto perché ad un certo punto, se non sei in corsa per la vittoria, ti ritrovi a lottare con te stesso mentre gli altri neanche esistono più. Ti logora dentro, si prende ogni goccia di energia, ma ti trasforma in corridore.
Mi piace pensare che un corridore in partenza per il Giro della Valle sia come un albero qualsiasi, con piccoli rami e del tutto vulnerabile... Quando invece lo finisce diventa un tronco levigato, capace di sostenere grandi pesi. E in effetti ti senti un po' così...
Onorato di averlo corso e vissuto da dentro.

Il Piccolo Giro di Lombardia l'ho assaggiato appena. L'ho sognato, poi preparato, ci sono arrivato convinto... A volte uno fa una marea di cose fatte bene e poi dopo 10 minuti tutto sfuma. Sono caduto subito ma in appena 10 km ho capito che è una delle corse più belle e difficili. E' stata la mia ultima gara da Under 23, quella che mi ha fatto finire in anticipo la stagione con una frattura ad un osso del bacino.

In due anni ho corso più di 100 gare. Alcune neanche le ricordo, altre invece sono ben fisse nella mia memoria. Il mondo della strada a volte è crudele e se non fai attenzione rischi di essere ingoiato da un ambiente difficile che a volte ti porta allo stremo, facendoti scoprire i tuoi limiti.

Passi l'inverno in sella ad una bici, km dopo km, tra salite e discese. Con la testa che pensa solo al fatto che qualsiasi cosa tu faccia, tutti gli altri là fuori faranno di più, che si tratti di un solo km o di un'ora intera.
Ti svegli la mattina, fai una colazione da re, di quelle che quasi scoppi, e poi esci in bici 3-4-5 o 6 ore, fai i lavori, le SFR, i cambi di ritmo, le 30-30. Torni a casa, mangi qualcosa, vai a riposare e ti senti vecchio. Quando ti corichi senti ancora il cuore che batte veloce e le gambe che dicono basta, ma il giorno dopo sei di nuovo in sella.

L'estate invece è molto diversa. In certi periodi corri così tanto che neanche ti alleni, passi solo il tempo a recuperare le forze girovagando tra un bar e l'altro nei giorni di scarico, a volte arrivi al punto di odiare la bici.
Quando vai forte invece la adori...

In 2 anni ho visto anche dei signori corridori, gente davvero forte. L'avversario che mi ha colpito di più in assoluto è stato Gianni Moscon. Riservato, tranquillo e incredibilmente potente. La pedalata rotonda che aveva nei giorni migliori era qualcosa di ipnotico.
Ma in generale il livello è piuttosto alto e te ne accorgi quando hai lavorato bene e nonostante in salita i ritmi siano folli non si stacca quasi nessuno. Ho conosciuto corridori fissati col peso e altri decisamente poco tirati, ma molto più forti dei primi. Ho imparato cosa mangiare e quando mangiarlo, anche se poi in 2 anni ho sentito così tante teorie diverse che è difficile capire quale sia quella giusta, ma un'idea me la sono fatta.

Ho conosciuto corridori con grande classe e altri che si allenavano forse più del dovuto... Ma ho imparato che, come dice il mio amico Gallio (detto Staka), di allenamento non è mai morto nessuno.

Su strada tutti credono che i bikers siano dei fenomeni, gente capace di chissà quali numeri, ma non è così, non sempre. Secondo me la mtb ti dà una marcia in più dal punto di vista mentale, e in generale ti fa crescere con valori migliori arrivando a formare persone prima ancora che corridori. La strada invece ti spreme e ti porta al limite: o sei un corridore, o non vai da nessuna parte.

In più di un'occasione ho pedalato al fianco di tanti ex colleghi bikers che come me si sono messi alla prova. Saravalle, Rossi, Sala, Pozzo, Rosa, Tassetti, con loro in gruppo mi sentivo a casa, era come se di colpo fossi tornato indietro nel tempo... Li voglio ringraziare.
E dico grazie anche alla strada e a questo mondo che mi ha fatto crescere tantissimo, molto più di quanto potessi pensare, mi ha fatto trovare persone squisite con cui condividere gioie enormi e grosse delusioni, giornate perfette in compagnia dei miei compagni di squadra in una regione che adoro e che ho imparato a conoscere, il Veneto.

Adesso mi aspetta tanto lavoro da fare, un nuovo team, e lunghe giornate in quei boschi che tanto mi sono mancati.
Riparto da dove tutto è iniziato...
Ci vediamo lì,

Jacky




Qui sotto un po' di immagini della stagione 2016














2 commenti:

  1. Bellissimo articolo e interessante punto di vista.... ho corso anche io fino agli under 23, all'epoca dilettanti, solo strada... negli anni 90 la disciplina della MTB era poco conosciuta....
    Adesso alterno la strada alle emozioni dello "sterro" ....
    In questi anni mi sono tolto la soddisfazione di pedalare per puro divertimento, su salite epiche come il mont ventoux, Galibier, Stelvio, Gavia e Dolomiti varie ma da questo anno ho riscoperto un certo piacere quando con le "ruote grasse " mi capita di pedalare nelle bellissime colline toscane....
    Il punto è .....
    Mi sto davvero chiedendo quale delle due è capace di regalarti più emozioni, amo la strada perché tiene vivo il mio ricordo delle corse e delle soddisfazioni dei tempi passati ma quando sono in sella alla mia MTB e sento il solo scricchiolare dello sterrato o della terra sotto le mie ruote, beh mi sento davvero ancora più appagato, proprio come spieghi tu.... la natura che ti entra dentro nel momento in cui la bici diventa un' estensione del tuo corpo e in quel momento ti inventi un percorso, un passaggio, un salto, una danza tra le pietre.....
    Forse non saprò mai quale delle due sia migliore per me, l'una non mi farà abbandonare l'altra ma finchè avrò forza di pedalare, saranno sempre fatte della stessa emozione le mie pedalate... buona fortuna per la tua avventura e complimenti, appezzare così tanto la bici è dono di pochi, e tu ci sei entrato veramente dentro... Enrico

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    1. Ciao Enrico, mi fa piacere che tu possa condividere i miei stessi pensieri e sono contento di averti aiutato ricordato gli anni tra i dilettanti. Buon divertimento!
      Jacky

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