sabato 16 luglio 2016

RICCARDO STACCHIOTTI IN 14 DOMANDE

Riccardo Stacchiotti è a Livigno per recuperare le forze spese nell’ultimo Giro d’Italia, ma anche per preparare la sua seconda metà di stagione. La giornata è grigia, fuori piove e il corridore della Nippo Fantini ne approfitta per passare una giornata di riposo prima di riprendere gli allenamenti, da domani. Davanti ad un buon succo di mela, al caldo del Bivio, inizia la nostra chiacchierata.
StacchiottiWins2
Ciao Riccardo, come sei uscito dal tuo ultimo Giro d’Italia? 
Ho finito il Giro molto stanco perché non lo avevo preparato al meglio. Ho sofferto molto le prime tappe e dopo mi sono ritrovato a dover spesso inseguire, anche la sfortuna non mi ha aiutato con due cadute, una in Olanda che mi ha provocato un dolore alla coscia per una settimana e l’altra pochi giorni dopo. Quindi ho finito il Giro ma sotto le mie aspettative, purtroppo.
Come hai vissuto questo tuo secondo Giro rispetto alla prima corsa rosa, corsa nel 2015?
Lo scorso anno, come ogni corridore italiano che partecipa per la prima volta a Giro, ero molto emozionato e contento, ma anche un po’ spaesato perché non sapevo bene come funzionasse. Grazie anche a Cunego, ai suoi consigli e alla sua esperienza ho capito giorno dopo giorno come funzionasse e
mi sono salvato abbastanza bene. Quest’anno ci sono arrivato con più esperienza e nonostante non avessi una grande condizione mi sono gestito piuttosto bene arrivando comunque a Torino.
Che tensione si respirava in gruppo?
Nelle prime tappe c’è sempre una tensione pazzesca perché i velocisti vogliono fare la volata, gli uomini di classifica vogliono stare davanti, e in generale sono tutti piuttosto freschi, quindi c’è una gran confusione per stare nelle prime posizioni. Poi man mano che la classifica si delinea e la stanchezza si fa sentire la tensione cala un po’, ma nel complesso è sempre molto alta ad ogni tappa.
Al Giro eri in lotta per la maglia nera fino alla penultima tappa. Cosa pensi di questo simbolo e ritieni che in futuro possa esserci una speciale classifica, magari come avveniva una volta? 
In molti mi hanno detto che in passato era un bel riconoscimento, quindi alla fine è stato anche bello provare a prendere la maglia nera nonostante non ce l’abbia fatta per vari motivi.
Come hai visto Nibali nel corso delle tre settimane del Giro? Pensavi che lo “Squalo” potesse davvero ribaltare la corsa nelle ultime 3 tappe? 
Sinceramente non pensavo che Vincenzo potesse vincere, perché l’avevo visto poco brillante nella seconda settimana e in particolare nella crono scalata. Conosco bene Scarponi e parlando con lui mi ha più volte confessato di non averlo visto brillantissimo. Negli ultimi 3 giorni ha fatto davvero grandi cose, anche se c’è da dire che la caduta di Kruijswijk lo ha favorito perché l’olandese ha perso molto tempo. Sicuramente nelle ultime 2-3 tappe Nibali ha dimostrato di meritare la maglia rosa.
crono stacchio
Riccardo in azione al Campionato Italiano a cronometro chiuso al 12esimo posto
La tua prossima corsa in programma e i tuoi prossimi obiettivi? 
La mia prossima corsa sarà il Campionato Italiano a cronometro (corso il 22 Giugno e chiuso in 12esima posizione), che non ho preparato nel migliore dei modi ma è sempre una specialità che mi piace. Poi spero di essere protagonista ai Campionati Italiani in linea perché il percorso mi si addice e qui in altura ho svolto un buon lavoro. Dopo il tricolore sarò in Cina per una lunga corsa a tappe dove proverò a portare a casa qualche bel risultato.
Hai un idolo sportivo? 
Ciclisticamente parlando ho sempre avuto Marco Pantani come idolo, fin da bambino. Al di fuori della bici invece mi piace molto Valentino Rossi, perché sono un appassionato di motori.
Spesso sui tuoi social usi l’hashtag “pazzesc”. Come è nato? 
Pazzesc è nato in compagnia del mio miglior amico, con il quale esco nei momento liberi e che conosco fin da bambino. Se non ricordo male era una sera d’inverno, stavamo facendo un po’ di festa quando successe un episodio particolare e lui esordì appunto dicendo “Pazzesc!”. Da quel momento iniziammo ad usarlo spesso.
Hai un soprannome? 
Mi chiamano tutti “Stacchio”.
Qual è stata la persona più importante nel tuo percorso verso il professionismo?Difficile rispondere. Da quarto anno Under 23 ho avuto la fortuna di trovare Gabriele Di Fancesco e Stefano Giuliani, tuttora mio direttore sportivo. Entrambi mi hanno aiutato e consigliato molto, permettendomi poi di passare prima nella Continental e poi portandomi con loro nella Professional. Quindi loro due sono state sicuramente due persone fondamentali nella mia crescita sportiva.
Il tuo piatto preferito. 
La pizza.
Michele Scarponi, un veterano del gruppo, è molto legato a te. Come è nata questa amicizia e quanto ti ha aiutato nella tua crescita? 
Conoscevo Michele già da tanto, facevo il tifo per lui e lo seguivo molto già quando ero bambino. Quando ero allievo o junior lo incontravo e lo vedevo come un mito, poi dopo un po’ di tempo abbiamo anche iniziato ad allenarci insieme e a passare del tempo insieme, perché abitava a 10 km da casa mia. Ancora adesso è come un fratello maggiore, mi da un sacco di consigli, ci sentiamo quasi tutti i giorni e continua ad insegnarmi tanto.
Raccontaci la tua giornata tipo. 
Allora, non mi sveglio troppo presto (ride), quindi verso le 8 e mezza. Poi faccio una bella colazione in base a quanto devo fare in bici. Esco in bici per le 10 e faccio dalle 2 alle 5/6 ore di allenamento in base alla tabella, poi torno a casa, mangio e recupero. A volte vado a fare un massaggio o esco per un caffè. Dopo cena, se sono stanco sto a casa mentre qualche volta esco per passare una serata insieme agli amici.

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