Le Tour.
Il Giallo è il suo colore. Le strade il suo palcoscenico. La gente il suo fuoco, la sua spinta.
Arriva il caldo e, puntualmente, si porta con sé il Tour de France.
Quella maledetta corsa che ogni anno spezza il cuore a tanti, quella che tutti sognano ma pochi vivono. Quella che fa parlare di sé anche quando in fin dei conti succede poco o niente, perché è fatta così. In Francia spesso si vivono quasi più le tensioni che i veri momenti di gara.
Arriva il caldo e, puntualmente, si porta con sé il Tour de France.
Quella maledetta corsa che ogni anno spezza il cuore a tanti, quella che tutti sognano ma pochi vivono. Quella che fa parlare di sé anche quando in fin dei conti succede poco o niente, perché è fatta così. In Francia spesso si vivono quasi più le tensioni che i veri momenti di gara.
Tutti la vogliono vincere, la Grand Boucle, ma non è semplice. Serve fondo, astuzia, lavoro, esperienza, forza, leggerezza. E più che tutto, serve essere campioni veri.
Quello che mi piace del Tour, da sempre, è il fatto che lo vincono solo i migliori, i numeri 1. Per gli altri non c’è posto, non qui.
Quello che mi piace del Tour, da sempre, è il fatto che lo vincono solo i migliori, i numeri 1. Per gli altri non c’è posto, non qui.
Ed ora che la corsa più importante della storia è iniziata, corre tra le strade dipinte di giallo mentre
ogni cosa attorno si ferma per ammirarla passare in tutto il suo splendore.
ogni cosa attorno si ferma per ammirarla passare in tutto il suo splendore.
Chris Froome cerca il tris e sembra un missile puntato perfettamente sul suo obiettivo, calibrato e preciso come sempre. Non scordiamoci che è circondato da una squadra che è forse la più forte mai vista al Tour dai tempi della US Postal di un certo Lance Armstrong, con gregari che, a detta di Contador, potrebbero essere benissimo capitani in altre formazioni.
All’estrema meticolosità di Chris e del suo team, si oppone la fantasia di chi ancora interpreta il ciclismo alla vecchia maniera, senza troppi calcoli e numeri ma con una buona dose di coraggio e rischio che, qualche volta, ancora premia. Stiamo parlando ovviamente di Alberto Contador, Fabio Aru e Vincenzo Nibali che speriamo sappiano mettere in difficoltà l’inglese con qualche bel colpo di classe, di quelli all’antica, come ha saputo fare Nibali nelle ultime 3 tappe del Giro.
Contador quest’anno è partito forte e ha disputato 5 corse a tappe, finendo quattro volte sul podio (3° all’Algarve, 2° alla Parigi-Nizza, 2° al Catalunia, 1° ai Paesi Baschi e 5° al Delfinato) con una costanza pazzesca che ricorda quella del 2014. Ha la solita luce negli occhi che trasmette fiducia nei propri mezzi, sa di aver lavorato tanto e bene. Sarà un “pistolero” migliore di quello visto in Francia nel 2015, ne siamo sicuri.
Aru è al debutto.
Il sardo ha tanta voglia di fare ed ha passato molto più tempo ad allenarsi che a correre, quindi sulla carta avrà dalla sua una grande freschezza, così come Nairo Quintana, che da Aprile ha nelle gambe appena 4 giorni di corse.
Il colombiano dovrà correre più all’attacco se vorrà salire sul gradino più alto del podio, mettendo in considerazione il rischio di non raccogliere niente. A volte è meglio tornare a casa a mani vuote piuttosto che con una corsa anonima e un podio che non rispecchia le proprie possibilità.
Il sardo ha tanta voglia di fare ed ha passato molto più tempo ad allenarsi che a correre, quindi sulla carta avrà dalla sua una grande freschezza, così come Nairo Quintana, che da Aprile ha nelle gambe appena 4 giorni di corse.
Il colombiano dovrà correre più all’attacco se vorrà salire sul gradino più alto del podio, mettendo in considerazione il rischio di non raccogliere niente. A volte è meglio tornare a casa a mani vuote piuttosto che con una corsa anonima e un podio che non rispecchia le proprie possibilità.
Thibaut Pinot potrebbe essere la vera sorpresa, perché quest’anno ha dimostrato di andare fortissimo a cronometro (il suo punto debole da sempre), non ha paura di attaccare rischiando il tutto per tutto. Insieme a Bardet potrebbe formare una coppia francese in grado di mettere in crisi i grandi favoriti.
Richie Porte e Van Garderen non li vedo sul podio, ma sapranno sicuramente lasciare il segno in qualche tappa di montagna.
Il Tour de France è servito e già si respira aria di polemiche, tensioni e nervosismo come accade ogni anno. I numeri spillati sulla schiena dei corridori, i muscoli tesi e le menti che volano verso quel sogno nel cassetto che è lo stesso per molti, ma che solo uno avrà l’onore di portare con sé…
Ci vediamo a Parigi.
Au revoir,
Ci vediamo a Parigi.
Au revoir,
Jacopo Billi
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