mercoledì 14 ottobre 2015
LA ROC E IL SUO POPOLO
Sono passati molti mesi dall'ultima volta, e adesso rimettere le scarpette da Mtb e prendere una strada sterrata fa uno strano effetto. Vi parlo di 20 giorni fa e vi racconto cosa è successo nelle ultime 3 settimane, a parole mie.
Ieri ho pulito tutto: scarpe, casco, occhiali e vestiti, voglio che oggi tutto sia perfetto. Perché?
Perché oggi torno in Mtb.
Passare da gonfiare le gomme a 10 atmosfere a 2 scarse, afferrare il manubrio e sentire che è almeno 30 cm più lungo di quello solito, da strada. Tutto al contrario, tutto diverso.
Oggi ho voglia di tornare nei miei boschi, quelli dove sono cresciuto per anni tra discese e salite, a piedi o in bici che fosse. Mentre mi avvio spero che non siano cambiate troppe cose in questi mesi di assenza, o almeno che non siano cambiati i sentieri, i salti e le mie strade preferite.
Ho anche un obiettivo, preparare la Prevostura e la Roc d'Azur, così da ricaricare le pile per il
prossimo anno, quando una nuova stagione su strada mi chiederà tutte le forze di cui dispongo.
Così, senza pensarci troppo, mi lascio alle spalle casa e prendo lo sterrato. Sento scorrere i copertoni sulla terra e dopo qualche minuto, in discesa, mi fanno male le mani. Che bella sensazione.
Vorrei guidare come un tempo ma non ci riesco, invece di andare in sponda vado giù, in qualche canalone, oppure rimbalzo sulla sella senza troppo controllo. Vorrei trovare subito quel feeling di una volta, ma so che ci vorrà qualche giro in più.
Torno a casa e mi rimetto in sesto per il giorno dopo.
14 giorni di Mtb e sono pronto, si fa per dire, per la Prevostura.
Questo ritorno, anche se solo per due gare, mi dà una spinta incredibile, ma la cosa più bella adesso è rivedere tutti voi, il resto passa in secondo piano. Quando arrivo alla gara ho tante cose da fare ma mi ritrovo a salutare e a riabbracciare tutte le persone che non vedo da un anno intero. In fondo non è cambiato molto e me ne accorgo subito. Stesse sfide, stesse bellissime persone e stesso rispetto di tutti, per tutti.
Mi scaldo e poi sono pronto a partire. Il cuore mi va subito in gola e le gambe iniziano a bruciare già sulla prima salita, ma la sensazione non mi sorprende. Ricordavo benissimo cosa volesse dire ritrovarsi ad andare ancora più forte quando sei già a tutta, pur di seguire gli altri. Passo due ore in mezzo al fango a sfidarmi con gli amici di sempre ed a godermi quello che mi sono perso per un anno, pur avendo fatto altre esperienze completamente diverse e non meno interessanti.
All'ultimo km Bonetto mi prende e mi salta come un razzo, così mi rassegno ad un secondo posto tra gli Under 23, anche se lontano dai migliori Elite di giornata.
Dopo la gara i soliti saluti, il pasta party con gli amici, le premiazioni. Insomma, solita procedura.
Poi è arrivata la settimana migliore, quella della Roc d'Azur. Ne parlo ogni anno e non smetterò mai di farlo perché questa è davvero la festa della bici più bella del mondo. Quest'anno sono arrivato in Francia molto presto, addirittura al mercoledì sera insieme al mio amico e compagno di squadra Alberto Marengo, e devo dire che ci siamo proprio divertiti a girare sui sentieri francesi al mattino e poi tra gli stand della fiera al pomeriggio.
Sapevo di non essere brillante in bici, ma qui alla Roc non è questa la cosa più importante visto che il divertimento sarà assicurato al 100% in ogni caso. Ti basta saper pedalare.
Poi è arrivato il giorno della gara, quello più lungo e spettacolare, che parte al mattino presto in Francia e finisce alla sera, in Italia, passando per una pasta alle 7.00 di mattina, tantissima fatica e un lungo viaggio di ritorno a casa.
Guardo il solito enorme prato della partenza, con file da 30 persone, e mi concentro.
Partenza ottima, prima salita a tutta, prima discesa bene, seconda salita decisamente troppo forte (infatti scoppio perdendo 15 posizioni), poi due forature che non mi aiutano, e la mia gara finisce troppo indietro e troppo tardi.
La cosa divertente è che mentre cambiavo la seconda camera d'aria di giornata mi veniva quasi da ridere, tutto sporco sotto al sole, pensando a quanto sia comodo il cambio ruote su strada, quando ti basta alzare una mano e puoi ripartire senza troppi problemi. Ma in fondo qui siamo in Mtb, come direbbe Meda, qui fanno un altro mestiere.
L'importante comunque è sempre portare a termine la Roc d'Azur, così pian piano sono arrivato, ho posato la bici e mi sono goduto la birra fresca che davano a tutti i finisher della gara, anche a quelli indietro come me. E bravi i francesi...
E' stato bello pedalare di nuovo sulla costa francese, tra la sabbia e il profumo di pesce che arriva dai ristoranti, ritrovare la Mtb proprio qui alla Roc, insieme al suo popolo, in tutta la sua bellezza, la sua semplicità e la sua forza.
A presto,
Jack
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un grande atleta, ma soprattutto un grand uomo. Vai Billi!!!
RispondiEliminaTroppo gentile come sempre Capitano, un onore aver corso con e per te!
Eliminache grande! mammamia, mi manchi vecchio mio! sei un duro
RispondiEliminaGrazie Belty! Mi manchi anche tu, ma ti seguo sempre!
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