giovedì 8 agosto 2013

LE DUE PARTI


Sembra sia passato così tanto tempo da quando ho finito il mio 7° Campionato Italiano a Nemi.
Già, Nemi, paesino del Lazio in cui sono andato per correre Italiani, ma intanto nella mia testa era presente un altro grande progetto: il ritorno a casa in bici. Era come se fossi diviso in due parti, una (più grande) tutta dedicata alla gara, ed un'altra che invece continuava a pensare a quell'avventura. Sono stato però piuttosto bravo ad eliminare quasi del tutto quest'ultima parte nelle ore subito precedenti alla gara. Il viaggio ha iniziato ad essere un pensiero fisso solo dal pomeriggio in poi.
La sera prima della gara c'è stata la presentazione del libro "10 Mountain Bike World Championships" a cui ho partecipato. Erano riuniti in un'unica stanza quasi tutti i grandi Campioni della Mtb italiana, ed è stata la presentazione di un libro più interessante a cui abbia mai partecipato. Forse perché l'argomento del volume erano le ruote grasse, o forse perché atleti come Fontana e Kerschbaumer hanno saputo (in modo completamente diverso, ma ugualmente emozionante) rispolverare ricordi riguardanti le imprese azzurre sui campi di gara. Davvero un bel lavoro.
Da quando ho appoggiato la mia F29 sporca di terra ad una transenna subito dopo l'arrivo ne sono successe di cose, e quel ricordo mi sembra così lontano sebbene siano passati "solo" 18 giorni. Ero lì, con lo sguardo perso nel vuoto, a sorseggiare una Coca Cola ghiacciata ripensando alla gara. Una gara tirata, ad un ritmo incredibile, anche perché i primi Under 23 in Italia sono i più forti del mondo. Io ero pronto, motivato e preparato ad una gara su un percorso a mio avviso molto bello, con tanti tratti di bosco proprio come piace a me.
Quando mancavano ormai poche ore allo start la musica mi caricava con scariche di adrenalina, la mia F29 era li pronta a battersi e aveva un'aria parecchio incazzata, come se rispecchiasse il mio stato d'animo. Poi quando ci sono salito sopra per il riscaldamento ci siamo entrambi rilassati, e mi sentivo in perfetta armonia con il mezzo. Faceva caldo, ed io amo il caldo, così mentre ero in griglia mi rinfrescavo con un po' d'acqua ed è lì che mi sono accorto della tensione. Prima non la sentivo, ora invece mi assale e i miei battiti iniziano a salire, i muscoli a tirarsi e lo sguardo è fisso in avanti, tutto ciò che è intorno a me per un attimo scompare.

Partiamo e riesco ad uscire indenne da un lancio che prometteva intoppi, casini e grovigli, invece fila tutto liscio e in un attimo mi ritrovo nel bosco a seguire il treno che ho davanti su e giù per il tracciato. Corriamo veloci in mezzo agli alberi e sento di stare bene, di potermi forse anche giocare un posto nei primi 10, così ce la metto tutta, incanalo tutta l'energia e la forza accumulata in 5 mesi di allenamenti in quell'unico sforzo, perché ora non conta più nulla se non questa gara, la Gara.
I giri passano in fretta uno dopo l'altro mentre io viaggio in 12°-13° posizione. Vedo il 10°, è lì davanti a me, ci saranno 20 o 30 metri a separarci eppure non lo riesco a prendere. Mi sembra impossibile eppure è così, ed è il bello (e il brutto) del Cross Country, te la giochi per poco, pochissimo. Poi lui va via e a me non resta che giocarmi le altre posizioni.
Continuo la mia bagarre con Rossi e De Nicola, faccio un ultimo giro quasi in apnea dove rischio tutto anche sul Rocky Garden finale. Quando arrivo sono 13°, avvolto nella polvere che mi copre il volto. Non so se essere soddisfatto o no, il risultato è buono ma le prime 10 posizioni sono quelle che ti regalano vera gioia, almeno al primo anno di categoria.
Comunque i tempi parlano chiaro e i primi girano su altri tempi...
Ora che sono tornato dalla mia avventura mi prenderò qualche giorno di relax per poi preparare il finale di stagione. Intanto continuate a seguirmi perché presto arriverà un resoconto sul mio viaggio proprio per voi...
It's a long way to the top.  At salut,

Jack

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