martedì 30 aprile 2013
NEVER STOP
Anche quest'anno la gara di Montichiari è stata una grande festa. Si, perché è una di quelle prove che aspetti da un anno intero, ed è una vera gara di Cross Country dove se non sei preparato non raccogli nulla.
In più al sabato non finiva più di piovere , mentre io ero nel camper con Mattia Penna ad aspettare che smettesse... Invece non ha smesso, ma la mtb è anche questo, è soprattutto questo.
È una delle mie preferite, paragonabile a Nalles o alla Roc d'Azur (non per il percorso ma per lo spirito), e nonostante ogni anno io arrivi a questo appuntamento pronto a correre su un tracciato così duro non riesco mai a raggiungere ciò che voglio. Faccio un esempio: lo scorso anno, da Junior, ho fatto tutta la gara in terza e quarta posizione cercando di riprendere (insieme al mio amico Repetti) i due fenomeni davanti (Belty e Gio) ma proprio nel finale, all'ultimo giro, mi hanno superato in 3 e ho chiuso al sesto posto, fuori dal podio. Per quanto riguarda gli anni precedenti non sono mai andato male (a parte l'anno in cui mi ritrovarono sdraiato in mezzo al bosco vuoto di energie a 1 km dalla fine) ma mai come avrei davvero voluto.
Quest'anno sembrava essere tutto perfetto, le sensazioni erano molto buone sia in prova che durante il riscaldamento.
Certo, al primo anno tra gli Under non si può fare molto, ma il mio obiettivo era di migliorare il risultato di Nalles magari entrando nei primi 15 della mia categoria.
Dopo una partenza davvero pessima ho iniziato a prendere il mio ritmo ma nel primo giro, quando sono arrivato al Rocky Garden, ho sbagliato traiettoria e sono volato a terra come un pollo, anche se molti altri (forse più furbi) sono scesi a piedi dal momento che le pietre erano ricoperte di fango e si rischiava abbastanza. Mi rialzo e non ci penso, una caduta ci può stare e in fondo non ho perso quasi nulla, ma poco dopo in un'altra discesa (che era davvero scavata e resa bastarda dal fango) scivolo altre 2 volte. Non riesco a guidare, non sono concentrato, ho fretta di recuperare e proprio per questo faccio un errore dopo l'altro, iniziano a passarmi a destra e a sinistra, entro in crisi e fatico.
Per un solo secondo mi è passata per la testa l'idea di fermarmi, di girare la bici e di finirla li.
Poi ne sono venuto fuori con la testa, mentre continuavo a spingere ho iniziato a pensare ai motivi per cui non dovevo fermarmi. Pensavo ai miei genitori, che avevano viaggiato ore per portarmi fin li, per vedermi fare qualcosa di bello e non per vedermi fermo dopo appena un giro. Pensavo ai punti che avrei buttato via, alle ore di allenamento che avevo fatto. Ma più che tutto pensavo alla Coppa del mondo della Val d'Isère corsa lo scorso anno, quando dopo aver bucato ed essere caduto decisi di fermarmi. Non potevo sopportare di rifarlo in una gara come Montichiari, così ho svuotato la mente e ho pensato ai 5 giri che mancavano in cui poteva succedere ancora di tutto. Infatti ho iniziato a pedalare bene, non sono più caduto (anche se ho preso dei bei rischi) e pian piano ho recuperato su quelli davanti iniziando anche a divertirmi. Alla fine dei sei giri chiudo la gara a pieni giri, 13esimo Under 23 e 35esimo assoluto. Passo la linea del traguardo, sono esausto, so di aver fatto un bel finale di gara. Mi guardo intorno ma l'attenzione della gente è giustamente rivolta a Fumic, Cooper e Martinez (i primi tre) che sono ormai arrivati da diversi minuti. Mi volto indietro, vedo altri atleti che arrivano, guardo la linea bianca per terra che significa fine e inizio a chiedermi cosa mi fosse passato per la testa in quel solo secondo. Un secondo di pura pazzia. Mai fermarsi.
Jack
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