martedì 11 giugno 2013

30 SECONDI



Ciao ragazzi,
finalmente la scuola è finita (anche se manca ancora l'esame) e ho più tempo per fare meglio le cose e per concentrare tutte le energie sulle gare. Quello appena trascorso a Vermiglio per l'ultima prova degli Internazionali d'Italia è stato un weekend lungo e dispendioso, sia per la gara che per il viaggio. Dopo il 5° posto di Lugagnano mi aspettavo di fare una bella prova sul percorso che lo scorso anno mi ha regalato la terza posizione sia nella gara, sia nella classifica finale del circuito, ed ero sicuro che mi sarei divertito correndo come sto facendo ultimamente, cercando di fare esperienza e crescendo domenica dopo domenica.

La lista partenti era spaventosa con nomi importanti di vari vincitori di world cup e gare internazionali (Fontana, McConnel, Mantecon, Martinez e molti altri), insomma c'era da divertirsi...
Il sabato è andato tutto secondo il programma: prova del percorso (cambiato di poco rispetto allo scorso anno e secondo me più bello), come da routine vari scambi di opinione sul tracciato, sulla pressione gomme e sulla condizione fisica, poi via in Hotel per una doccia, una bella cena con gli amici del Courmayeur e infine tutti a dormire con il colpo in canna per il giorno dopo.
Siamo stati graziati dal meteo che ci ha tutto sommato riservato una giornata sì fredda e nuvolosa ma decisamente accettabile rispetto a quello che dicevano le previsioni, cioè temporali e pioggia a volontà.
Dopo essermi gustato le gare dei giovani tornando per un attimo indietro ai mitici tempi della Coppa Italia, ho iniziato a pensare alla mia gara, infatti lo start era alle 14.30 e ci aspettavano 7 giri di vera battaglia su un terreno umido ma comunque molto veloce. Nel primo giro ci ritroviamo sulla prima salita praticamente tutti a piedi e c'è un "traffico" spaventoso, specialmente in cima allo strappo dove c'è una strettoia in cui si passa uno per volta. Per farvi capire meglio, pensate che quando mi ritrovo fermo in quel punto a fianco di Alberto Rossi ho tempo per scambiare due battute con lui chiedendogli: "ci prendiamo un caffè?", e intanto i primi se ne vanno... Ma la storia è uguale per tutti quindi basta mettersi il cuore in pace. Poi dal secondo giro in poi la questione si fa seria e allora li sì che puoi contare solo sulle tue gambe, e puoi stare certo che buona parte dei minuti che ti prendi all'arrivo te li meriti tutti, non ci sono scuse. Così inizio a prendere un buon ritmo cercando di rimontare visto che al primo passaggio ero decisamente troppo indietro (credo intorno alla 50° piazza), recupero qualcosa ma le gambe non sono quelle che vorrei e fatico parecchio a tenere le ruote degli altri in pianura. Comunque risalgo fino alla 35° posizione circa sapendo di non essere troppo lontano da un gruppetto di Under 23. A metà gara supero Anton Cooper, decisamente in "giornata no", poi raggiungo e stacco Swenson, anche lui sottotono. Inizio anche a pensare di riuscire a finire la gara a pieni giri nonostante ci sia la regola dell'80%, così inizio il 6° giro e ci metto l'anima, ma nella discesa più tecnica buco la ruota posteriore... Fortuna che l'area tecnica non era troppo lontana, così cambio la ruota con un pit stop da manuale per cui ringrazio il papà di Davide Pinato, riparto e chiudo con sei giri in 39° posizione assoluta e 18° under 23.

Un po' di amarezza, sia per le gambe che proprio non c'erano, sia per quella foratura nel finale, senza la quale probabilmente avrei finito a pieni giri, ma è andata così. A volte bastano pochi secondi per cambiare molte cose, magari anche il corso di una gara, a me questa volta sono mancati 30 secondi, mezzo minuto che cercherò di non perdere la prossima volta, perché in fondo è questo che conta, non cadere nello stesso errore. O sbaglio? Saluti,

Jack

3 commenti:

  1. Jacopo nn posso fare a meno di confessarti che leggo sempre con piacere i tuoi blog, Ed il tuo punto di domanda in conclusione di questo è diventato irresistibile x me. Vedo te e la tua famiglia da anni e apprezzo, senza mai avere avuto modo di esternarlo, i modi di vivere lo sport. Ci tenevo in particolare a risponderei che si conta un approccio lucido alla categoria e l'umilta vera dei giovani appassionati, ma conta anche avere attorno chi condivide e sostiene voi ragazzi. Per questo accetta i miei, assolutamente interessati e Probabilmente poco comprensibili
    Marco (nel mio team mi chiamano boss@

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